Museo MINE

Castelnuovo dei Sabbioni / Cavriglia

23-10 – 19-11-2016

 

RENDEL SIMONTI

AUTORITRATTO

 

23 ottobre 2016 h 11 / 23. Oktober 2016 h 11

 

 

Testo invito

AUTORITRATTO è il titolo dell’attuale mostra di Rendel Simonti al Museo MINE di Castelnuovo dei Sabbioni, curata da Francesco Gavilli. La mostra ripercorre a ritroso alcune stazioni significative dell’artista di origine tedesca dagli anni Duemila ai Sessanta, dai libri d’artista - tra cui figura l’opera che insieme al ritratto del 1992 dà il titolo alla mostra - alle tele d’esordio che costituiscono la base della sua pratica artistica, concettuale e materiale.

Le grandi e piccole tele accomunano la propria autonomia, dove si bandisce qualsiasi legame o riferimento a soggetti fuori del quadro, e dove conta nient’altro che la presenza visiva. Per la loro architettura geometrica e l’intensità del colore la percezione è immediata e in cerca di un contatto riflessivo con lo spettatore. Per l’occasione, su ispirazione delle opere originarie degli anni Sessanta e Settanta, sono state costruite alcune tele prototipo per una futura produzione ex novo.

Per la prima volta è esposto il ciclo fotografico Pfalzstraße 43 (1972), titolo che riporta via e numero civico dell’ultima residenza dell’artista a Düsseldorf prima del suo trasferimento a Firenze, dove tuttora vive e lavora. L’opera è la celebrazione in chiave leggera e giocosa di una sceneggiatura effimera, dove i più svariati oggetti di casa, in un quadro inedito di casualità e quotidianità, ora si accostano ora si scostano da se stessi.

Il percorso espositivo permette vari spostamenti, fisici e mentali. Di particolare rilievo sono i più recenti libri d’artista, un omaggio alla cultura, alla ricerca, alla conoscenza. Ispirate alle frequentazioni letterarie dell’artista, queste opere amano soffermarsi sulla condizione umana, il passato, il mito, parafrasando e pensando per immagini. Ospitati all’interno di ampie bacheche, i libri, senza legatura, si lasciano visionare con agio in tutta la loro estensione, pagina per pagina, integralmente.

 

 

 

 

 

Einladungstext

AUTORITRATTO – SELBSTPORTRÄT – ist der Titel der aktuellen Ausstellung von Rendel Simonti im Museum MINE in Castelnuovo dei Sabbioni, kuratiert von Francesco Gavilli. Die Ausstellung stellt - ausgehend von den jüngsten Arbeiten - die wichtigsten Stationen des künstlerischen Schaffens der gebürtigen deutschen Künstlerin vor: von den Künstlerbüchern der 2000er Jahre - einer der Buchtitel verhalf, zusammen mit dem Porträt von 1992, zum Ausstellungstitel - bis zu den frühen Bildern der 1960er Jahre, die den Grundstein für die zukünftige konzeptionelle und materiale Auseinandersetzung markieren.

Die großen und kleinen Leinwände verbindet ihre Autonomie, Hinweise oder Verbindungen zu Gegenständen außerhalb der Bilder sind nicht zu suchen, was zählt, ist allein die visuelle Präsenz. Ihr geometrischer Aufbau und die Intensität der Farben stellen einen unmittelbaren Kontakt zum Betrachter her, gepaart mit dem Wunsch nach Reflexion. Inspiriert durch die Arbeiten der 1960/70er Jahre sind anlässlich dieser Ausstellung neue Bilder entstanden, als Prototypen einer zukünftigen Produktion zu verstehen.

Zum ersten Mal wird der Foto-Zyklus Pfalzstraße 43 (1972) vorgestellt. Der Titel bezieht sich auf Straße und Hausnummer des letzten Wohnsitzes der Künstlerin in Düsseldorf, bevor diese definitiv nach Florenz übersiedelte, wo sie derzeit lebt und arbeitet. Der Zyklus zelebriert - unprätentiös spielerisch - eine in Szene gesetzte Assemblage von häuslichen Gegenständen unterschiedlicher Art, wo Zufall und Alltagsvorkommen mitbestimmend sind.

Der Ausstellungsraum erlaubt unterschiedliche Zugänge zu den einzelnen Werkgruppen, physisch und mental. Besonders beachtenswert sind die neuesten Künstlerbücher, eine Hommage an Kultur, Forschung und Erkenntnisse. Ausgehend von literarischen Quellen befassen sich diese mit Vorliebe – parafrasierend und in Bildern denkend - mit der Stellung des Menschen, der Antike sowie mythologischen Themen. Die nicht gebundenen, aus losen Buchblättern bestehenden Bücher sind in ausladenden Schaukästen arrangiert und lassen sich integral, Blatt für Blatt, entsprechend einsehen.

 

 

Un'assenza trasfigurata. A margine di "Autoritratto" di Rendel Simonti

... mi diede l'erba che aveva strappato da terra, mi fece vedere com'era: nera la radice, bianco candido il fiore. Gli dei la chiamano moly. Estrarla non è facile per i mortali: ma gli dei possono tutto.

Omero, Odissea X, 306

 

1. Salendo alla sala, ricavata dalla chiesa del vecchio paese di Castelnuovo dei Sabbioni, che oggi ospita la personale di Rendel Simonti, molti di voi, soprattutto coloro che ancora non conoscevano questo luogo, saranno rimasti colpiti dalla fragilità ormai irreversibile delle costruzioni e dal loro destino segnato. La rovina nasconde sempre un'esperienza ambivalente, la memoria che lascia intravedere e il dolore per un'assenza trasfigurata. Il testimone di quella memoria è preso dal museo che vuole custodire la testimonianza ancora legata ad un brandello di realtà. Al contrario l'assenza trasfigurata è compito di ognuno di noi attuato individualmente e secondo la propria immaginazione. Al primo luogo si addice la figura competente e rassicurante dello storico, come colui che restituisce la verità, al secondo si addice quella dell'artista e del sognatore che è libero da qualsiasi referenza con il reale.

2. Voglio immaginare come quel sentimento di decadenza, sospeso tra nostalgia e resistenza, timore e orgoglio, che avrà investito il visitatore, sia trasformato in stupore estetico dalle linee semplici dell'autoritratto che si trova all'entrata (Autoritratto bifronte, 1993). Quelle due linee, che si guardano dissimili e allusive, ma anche speculari e scherzose, così come le rovine di Castelnuovo richiedono, sono oggi un varco per un viaggio immaginario e storico, denso di poesia e carico di sorprese.

3. La prima sorpresa, che è anche dichiarazione poetica e artistica, è questa: l'autoritratto non svela né tenta di coincidere con un'immagine reale, passata o presente, neppure pretende rimandare ad essa. L'eleganza stessa del tratto rifiuta ogni precisione stilistica o grazia realizzativa: il tratteggio breve sarà stato composto in un battere di ciglia, mancano i contrasti e gli elementi identificativi sono incerti. Le due stampe litografiche che affiancano quell'autoritratto (Senza titolo, 1964), dove si riconosce l'insegnamento del maestro Otto Coester, ci rendono figurativamente il processo continuo di definizione e di ricerca della propria posizione dell'artista. Quei grovigli di linee potranno sbrogliarsi in una linea semplice o mantenere la loro primordiale complessità. Il percorso che si apre alla visione dallo stretto varco dell'Autoritratto, titolo dell'esposizione sviante per chi vorrà cercare definizioni troppo didascaliche ed esplicative, ha una valenza non solo descrittiva di passaggi ed esperienze personali dell'artista ma documenta una stagione dell'arte concettuale di rilevanza internazionale.

4. La seconda sorpresa infatti è come la categoria astratto, che vorrebbe applicarsi comunemente a ciò che la nostra mente non riconosce e noi non capiamo, qui in realtà non esiste e ciò che è ripetitivo e sempre simile a sé stesso al contrario vuole interrogare la differenza e mantenere la precisione storica e geografica. L'esperienza visiva offerta dalle opere esposte dovrà fare i conti più volte sulla coppia oppositiva simile/dissimile, ma quella contrapposizione è ambigua, apparente e non conflittuale. Le tele appese alle pareti sono in fondo questo. Cosa significherebbero d'altronde le coppie Sorelle e Gemelli, entrambe del 1969, se non l'inquietudine che il simile o il troppo simile ci trasmette? e quel L'Oro del Reno (1971) cosa lo differenzia dall'oro dell'Arno, che scorre qui accanto, o al limo del Nilo, che a noi rimanda subito ad una mitologia? L'esperienza mentale, il riconoscimento storico o topologico, sostituisce e annulla l'opera stessa in un gioco generativo di rimandi e suggestioni.

5. Somiglianza e dissomiglianza, storia e mito si ritrovano nei libri di artista che documentano una stagione successiva e recente di Rendel Simonti. Agli assemblaggi, al privilegio del materiale e al rigore formale della loro disposizione si affianca la riflessione sulla parola scritta, la rivisitazione di miti che filologicamente rispettano tradizioni letterarie diverse (Tetralogia 50 rematori, 2009/2010, sul mito degli Argonauti) o associano periodi storici e assonanze puramente arbitrarie (Somiglianze Eroine, 2008/2016), figure femminili di eroine evocate a partire da un codice erbario cinquecentesco veneziano). L'impossibilità tragica del segno uguale a sé stesso, sintomo e specchio rivelatore come le macchie di Rorschach, ritorna in La bile nera (2014) e, infine, l'unicità dell'esperienza individuale (Trilogia di Ritratti 2012-2013), diviene l'omaggio al potere salvifico dell'arte la quale, ci dice l'artista, come un'erba magica "simboleggia una forza divina sotto forma di una piantina immaginaria in grado di produrre negli uomini l’ambita conoscenza di se stessi".

6. Conclude la personale dell'artista la sequenza fotografica Pfalzstraße 43, omaggio all'oggetto quotidiano, al muto testimone di ciò che è stato (la Düsseldorf appena lasciata) e promettente ospite che accoglie (la Firenze nuova dimora) in una dimensione di sottile inquietudine scherzosa e onirica.

7. Quelle due linee che abbiamo trovato in entrata ora non sono più uno stretto corridoio retrospettivo, ma in realtà ci accorgiamo che guardavano fuori la nostra sala oltre le rovine e il disegno ingannevole di ogni arte.

Francesco Gavilli

 

(Die deutsche Übersetzung der Eröffnungsrede des Kurators Francesco Gavilli ist z.Zt. noch in Bearbeitung.)

Foto mostra Tosca Simonti / Ausstellungsfotos Tosca Simonti